Celebriamo in questi giorni il ricordo del nuovo anno del calendario islamico, il quale ha per principio l’evento della migrazione, dell’egira del Profeta, pace su di lui, dalla nobile Makkah, la Casa di Dio, alla illuminata Madinah, Dar al- Hijra, la casa della migrazione. Un evento che dette il vero natale alla prima Comunità islamica.
La ricorrenza del nuovo anno, e l’alternanti dei giorni in generale, dovrebbe ricordare al musulmano la fragilità e la brevità della vita su questa terra e che ogni giorno che passa lo avvicina sempre di più al termine del suo soggiorno sulla terra, giacché in ogni manifestazione del tempo e del luogo vi è un segno e una lezione per l’uomo: “Invero vi sono nella creazione dei cieli e della terra, e nell’alternarsi del giorno e della notte segni per coloro che hanno intelletto.”
Al-Hijra è stata un avvenimento cruciale nella storia musulmana, essa è fonte inesauribile di insegnamenti per la nostra Comunità. Dalla Hijra apprendiamo molto sulla fede e la certezza, la pianificazione e la dedizione, il sacrificio e l’altruismo, la saggezza e il buon comportamento.
La migrazione del Profeta avvenne tredici anni dopo l’inizio della sua missione, tredici anni trascorsi nella trasmissione della fede di Dio e nella guida della sua gente verso la strada di Dio con perseveranza e devozione, subendo i maltrattamenti e assistendo alle torture dei suoi compagni, senza perdere mai la sua fede e la sua certezza nel Signore Onnipotente.
Il Messaggero di Dio fu autorizzato a emigrare dopo che Quraish, la sua tribù, mise in atto un piano per la sua uccisione. Il Signore dei Cieli e della terra svelò il loro funesto piano, nel Corano è detto: “Ricordati quando i miscredenti complottavano per imprigionarti, ucciderti o esiliarti, essi tramano e Dio tramava, e Dio è il miglior degli strateghi.”
Il Messaggero di Dio, che lasciò la Mecca di nascosto ricercato dai dignitari della sua tribù, fu accolto a Medina con una celebrazione gloriosa, accolto dalla gente che lo affiancava da ogni lato per chiedere ospitarlo nella sua casa, si realizzò pertanto per il Profeta e i suoi compagni la promessa di Dio ai suoi servi pii: “Dio ha promesso a coloro che credono e compiono il bene di farne [Suoi] vicari sulla terra, come già fu per quelli che li precedettero, di rafforzarli nella religione che Gli piacque dar loro e di trasformare in sicurezza la loro paura. Mi adoreranno senza associarMi alcunché.
In conclusione è importante ricordare che i musulmani di allora prima di emigrare dalla Mecca verso Medina hanno emigrato dall’idolatria verso la fede nell’Unico Dio, dalla trasgressione verso la devozione, e questa migrazione rimane prescritta per ogni musulmano ovunque egli trovi. Allontanarsi da ogni cosa che Dio ha proibito questo è l’essere un muhajir, un migrante verso Dio l’Altissimo, il Messaggero di Dio, pace su di lui, disse: “Il credente è la persona a cui la gente affida loro beni e le loro persone, e il muhajir è colui che si allontana dai peccati e dalle trasgressioni.” Tale tipo di hijra non richiede né denaro né viaggio e non espone a rischi o pericoli, necessita soltanto determinazione, sincerità e fede in Dio l’Altissimo.