Oggi (domenica 5 maggio) il Centro di Cultura Islamica di Cuneo festeggia il suo primo anno di vita in corso Gramsci proprio nel giorno in cui ha inizio il Ramadan, il mese in cui i mussulmani praticano il digiuno per commemorare la prima rivelazione del Corano a Maometto. Due momenti importanti per la comunità islamica cuneese, di cui abbiamo parlato con Ahmed Sahbani, presidente dell’Associazione Comunità Islamica di Cuneo.
Il primo anno di vita del vostro nuovo centro: soddisfatti?
Per la comunità mussulmana è stato un anno intenso, sia a livello interno, per gli impegni che abbiamo avuto, sia per quello che abbiamo fatto con i nostri concittadini, promuovendo alcune iniziative insieme. Un mese fa è stata organizzata la 17a giornata del dialogo cristiano – islamico, ospitata nel nostro Centro, un altro momento di incontro e di riconoscimento reciproco in questo cammino iniziato anni fa. E stiamo continuando su questa strada del dialogo e dell’incontro.
Inizialmente c’era un po’ di prevenzione e diffidenza in merito alla presenza del vostro Centro. Sono state superate?
Come comunità, prima di aprire il Centro abbiamo iniziato a incontrare i nostri vicini, sia la Casa del quartiere Donatello sia il quartiere Gramsci. Abbiamo ideato delle iniziative insieme, due anni fa abbiamo organizzato una Festa della Rottura (che segna la fine del Ramadan Ndr) presso la struttura dei salesiani e abbiamo invitato un grande numero dei nostri vicini, che hanno partecipato, per cui ci conoscevamo già. Questi incontri hanno dato un frutto quando siamo arrivati qua, perché si è creato un ambiente di amicizia, di conoscenza, costruita nel tempo. All’inaugurazione,tra l’altro, ci è stata regalata una pianta con tre rami che rappresentano i due quartieri, Donatello e Gramsci, e il nostro centro, un gesto simbolico che per la nostra comunità ha rappresentato un messaggio molto bello.
Un bell’esempio di integrazione e di tolleranza, due cose che in questo momento nel nostro Paese sembrano latitare. Quante sono le persone che gravitano sul vostro Centro?
Nei giorni normali ci sono coloro che partecipano alla preghiera, una ventina-trentina di persone, dipende dai giorni. Poi abbiamo la preghiera settimanale del venerdì, a cui partecipano duecento, duecentocinquanta persone, dipende se si tratta di giorno lavorativo o meno.
Ci sono altri centri come il vostro a Cuneo?
No, a Cuneo ci siamo solo noi, in provincia ci sono a Mondovì, Ceva, Fossano, Bra, Alba, un po’ dappertutto e tra noi collaboriamo.
Vi state preparando al Ramadan e in vista di ciò avete organizzato degli avvenimenti.
In passato abbiamo sempre organizzato delle iniziative, per esempio una cena d’amicizia e di fratellanza, e siamo stati ospitati dai tomasini o dai salesiani, sempre in spazi chiusi. Invece quest’anno abbiamo il nostro Centro e approfittiamo di questo momento di spiritualità e di preghiera per la comunità mussulmana organizzando una iniziativa per condividere con la cittadinanza la felicità che la famiglia mussulmana vive tutti i giorni durante il mese di Ramadan. L’evento si terrà l’11 maggio e l’abbiamo denominato così: ‘il Ramadan a porte aperte’. Durante il pomeriggio, per quattro-cinque ore, il centro sarà aperto per chi vorrà venire a visitarlo. Ci saranno degli stand e delle postazioni dove, a chi è interessato, verranno fornite delle informazioni sul significato del Ramadan, su cosa facciamo in quel periodo, su cos’è l’islam, per far capire chi siamo e cosa facciamo. Avremo poi altri spazi esterni, dove altre associazioni come la Casa del Donatello o Orizzonti di Pace si presenteranno e racconteranno quello che abbiamo fatto insieme, per parlare di questi vent’anni di dialogo e incontro. Ci saranno anche le autorità e ci sarà una cena all’aperto.
Martedì 30 aprile qui al Centro di Cultura Islamica avete ricevuto la visita di 70 alunni delle elementari di Borgo San Dalmazzo. Un’altra iniziativa volta all’integrazione.
Ci teniamo molto a incontrare i ragazzi, per seminare in loro il germe della fratellanza e della reciproca tolleranza. In questo incontro ci sono state due ore di condivisione e conoscenza reciproca sul tema della fede islamica, della diversità e della convivenza.
Sono iniziative che dovrebbero essere replicate non solo a livello cittadino ma mondiale per contrastare il clima di intolleranza che aleggia ovunque. Come si può combattere questo sentimento distruttivo?
Noi abbiamo un cammino da seguire, una strada che abbiamo iniziato con i nostri amici dal 1998, la strada del dialogo, dell’incontro, per vivere dei momenti insieme come l’iniziativa dell’11 maggio. Sappiamo che non è facile, per quello che sentiamo, che vediamo tutti i giorni sui giornali, ai telegiornali, sui media in generale, però siamo convinti che la strada è questa, del dialogo, dell’incontro, per costruire la pace insieme. Questi sono i principi fondamentali per un mussulmano che crede in questa fede. Il cammino è quello che facciamo insieme con i nostri fratelli, perché siamo tutti fratelli venuti da un padre unico che è Adamo. La fonte è quella, come fede abbiamo la stessa fonte, il riferimento ad Adamo è lo stesso per cristiani, mussulmani ed ebrei. Noi crediamo che siamo tutti fratelli e dobbiamo vivere questa fratellanza in modo concreto,trovando insieme le occasioni per vivere questa fratellanza. L’evento dell’11 maggio con i nostri fratelli servirà anche a questo.