La via della pace
Il termine Islam nella lingua araba deriva dalla radice araba “sa-la-ma” la quale ha due significati: il primo è quello di sottomissione e l’altro invece dà l’idea di pace, dunque l’Islam è sia una sottomissione volontaria e attiva all’Unico Dio, il Dio della misericordia e della clemenza. in quanto nel Corano è detto: «Dì: Certo, la mia preghiera, i miei culti di adorazione, la mia vita e la mia morte appartengono a Dio.» sia la dimensione di accesso alla pace divina, nel Corano è detto: “O gente entrate voi tutti nella pace” inoltre uno dei 99 bei nomi di Dio nella tradizione islamica è proprio la Pace.
L’Islam e le altre religioni
L’Islam non si considera, nei confronti delle altre religioni monoteiste, come una religione nuova, si considera invece come l’ultimo messaggio di quell’unica religione, eterna e universale che Dio ha voluto per l’umanità; il Corano non è altro, quindi, che la rivelazione ultima e perfetta di quell’unica fede. Ciò implica il riconoscimento da parte dei musulmani delle rivelazioni precedenti il Corano attestate nei libri rivelati degli ebrei e dei cristiani, snodatesi come catena di una comune tradizione.
I pilastri dell’Islam
In un famoso detto il Profeta, pace su di lui, disse: “l’islam è costruito su cinque elementi”.
1. Le testimonianze di fede
La testimonianza di fede è il passo volontario attraverso il quale si accede alla comunità di fede islamica, “Atteso che non vi è divinità all’infuori di Iddio e attesto che Muhammad è Messaggero di Iddio”.
2. La preghiera rituale
Ci sono due tipi di preghiera nell’islam, quella rituale, codificata che è il secondo pilastro del quale stiamo parlando, as-salah; ed una più libera nella forma, che si chiama “invocazione” (ad-du’a); questi due tipi sono strettamente legati tra di loro, esiste infatti un detto (hadith qudsi) del profeta in cui Dio dice: “se Mi vuoi parlare invocaMi, se vuoi che Io ti parli pregaMi”.
La preghiera rituale si basa sulle cinque orazioni quotidiane, che scandiscono il ritmo della vita del credente, e che si devono fare in momenti specifici, ma non nell’istante preciso come si pensa comunemente.
Il venerdì (al-jumu’ah) è il “giorno del raduno”, come dice la stessa parola araba; in questo sacro giorno i musulmani sono invitati a recarsi alla moschea all’inizio del pomeriggio per adempiere alla preghiera e ascoltare il sermone che fa colui che officia e guiderà la preghiera (l’imam). Questa preghiera segna davvero la realizzazione della preghiera rituale in comunità, ed è un giorno festivo in molti paesi musulmani.
3. Zakat
Nel termine zakat c’è, letteralmente, l’idea di purificazione. E’ una tassa, un’imposta che ha una funzione sociale, in quanto è prima di tutto destinata al sostentamento dei poveri e dei bisognosi della comunità. La zakat ha anche una funzione spirituale: come la preghiera purifica l’essere ed il digiuno purifica il corpo la zakat purifica i beni e le ricchezze, in quanto i beni e l’intera natura sono considerati nell’islam proprietà di Dio affidati agli uomini affinché le custodiscano e li usino per il loro bene collettivo. L’imposta sociale purificatrice equivale al 2,5% del valore dei nostri beni che superano il limite dei soli bisogni essenziali.
4. Il digiuno del mese di Ramadan
“Ramadan” è il nome del nono mese del calendario musulmano, che è un calendario lunare. La caratteristica dei mesi lunari è che sono solo di ventinove o trenta giorni, mentre i mesi solari hanno trenta o trentuno giorni, per cui ogni anno il mese di ramadan anticipa all’incirca di dieci o dodici giorni. In trentasei anni, più o meno, il mese del ramadan fa il giro dell’anno solare. Durante tutto questo mese i musulmani, da circa un’ora e un quarto prima del sorgere del sole fino al suo tramonto, si astengono dal bere, dal mangiare, da qualsiasi relazione sessuale, da maldicenze, bugie, litigi e concepimento di cattivi pensieri.
5. Il Pellegrinaggio
L’ultimo pilastro della pratica islamica è il pellegrinaggio, per il quale si chiede alla donna e all’uomo che hanno i mezzi, sia fisici che economici, una volta nella vita, di recarsi a La Mecca per vivere questa solenne esperienza. Il pellegrinaggio, ovviamente, ha la funzione di testimoniare la fede, di recarsi nel luogo centrale per l’Islam, la casa di Dio sul piano simbolico, cioè la Ka‘bah, costruita da colui che è considerato il padre spirituale dei musulmani ovvero Ibrahim, Abramo.
I musulmani che vi si recano all’inizio del mese di Dhu al-Hijja seguono un rituale fisso che comprende diverse tappe ben determinate.
Nel pellegrinaggio si ritrovano elementi essenziali sul piano spirituale e comunitario. Per prima cosa è d’obbligo vestirsi in modo da eliminare ogni segno di differenziazione tra i fedeli. In tal modo, davanti a Dio ognuno è uguale a suo fratello sia materialmente che spiritualmente.